CONTESTO E MOTIVAZIONI.
A livello Europeo, il settore dell’acquacoltura, ed in particolare della maricoltura, è in forte crescita. Il 50% dei prodotti di origine acquatica consumati dalla popolazione mondiale si stima che derivino dall’acquacoltura. Secondo gli scenari di previsione della Banca Mondiale sulla base delle proiezioni dei dati di consumo e crescita demografica, è prevista al 2030 una richiesta di 261 milioni di tonnellate di prodotti acquatici, di cui oltre il 62% dovrà essere assicurato con prodotti dell’acquacoltura. Per soddisfare la domanda l’acquacoltura dovrà quindi triplicare le sue produzioni.
Sebbene tendenzialmente minori rispetto a quelli della pesca, gli impatti ambientali negativi dovuti all’attività dell’ acquacoltura non sono però trascurabili.
Le acque e i rifiuti degli impianti di maricoltura costituiscono un problema per l’ecosistema circostante in quanto, trattandosi di gabbie localizzate in mare, non possono essere convogliati verso impianti di riciclaggio ed abbattimento come per quelli a terra. Nella maggior parte dei sistemi di allevamento ittico vengono scaricati, senza alcun trattamento, sottoprodotti metabolici, residui di mangime, materiale fecale e residui di composti profilattici e terapeutici che determinano in tal modo il deterioramento della qualità delle acque e la comparsa di malattie delle specie allevate, nonché possibili infezioni anche nell’uomo. I rischi maggiori derivano in particolare dal rilascio di xenobiotici ma anche di azoto e fosforo che determinano problemi di eutrofizzazione e di agenti patogeni come batteri, virus e protozoi. Le conseguenze dell’arricchimento organico sono evidenti non solo nella colonna d’acqua ma anche nei sedimenti che, in condizioni normali, ospitano una grandissima biodiversità.
Questi impatti ambientali negativi sono particolarmente evidenti in impianti produttivi situati vicino la costa, in aree confinate in cui è minore l’effetto diluente delle circolazioni marine
L’atteso sviluppo del settore dell’acquacoltura, nei prossimi anni, in Europa, dovrà quindi prevedere la messa a punto di sistemi di mitigazione/abbattimento degli impatti ambientali delle proprie attività produttive, mirati al contesto di riferimento, nel rispetto sia degli interessi di mercato che della normativa comunitaria, con particolare riferimento alla Marine Strategy Framework Directive. Quest’ultima norma richiede infatti agli stati membri della CE il raggiungimento dello stato ecologico di “buono” (Good Environmental Status – GES) per le proprie acque marine entro il 2020. L’utilizzo di specifici “Sistemi di acquacoltura integrata multitrofica” (Integrated multi-trophic aquaculture – IMTA), contestualizzati a livello locale, potranno rappresentare il principale strumento per armonizzare lo sviluppo di questo settore industriale in crescita con il raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale definiti dalle politiche comunitarie.
Negli ultimi anni una quota cospicua della ricerca è stata volta alla realizzazione di “Sistemi di acquacoltura integrata multitrofica” (IMTA) una tecnica che, come riportato anche nel recente rapporto della CE “Science for Environment Policy. FUTURE BRIEF: Sustainable Aquaculture” (2015), rappresenta uno dei principali strumenti per armonizzare lo sviluppo del settore dell’acquacoltura, in crescita, con il raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale definiti dalla CE.
Esistono ad oggi alcuni impianti in Europa che utilzzano tale sistema a livello non sperimentale ma produttivo, anche se con problemi non ancora risolti. Tuttavia la maggior parte risulta ubicata in mare aperto con notevoli profondità sotto le gabbie di allevamento.
Nel presente progetto si vuole dimostrare che la tecnologia IMTA può essere applicata in aree costiere confinate con profondità ridotte e molto più vulnerabili all’azione impattante dell’acquacoltura (aumento del tasso di sedimentazione, incremento della concentrazione dei nutrienti, presenza di sostanze inquinanti).
Il sistema proposto prevede per la prima volta a livello europeo l’utilizzo, in modo combinato di organismi biorisanatori quali POLICHETI e PORIFERI oltre ai MITILI e alla MACROALGHE più comunemente utilizzati, che presentano un’elevata tolleranza alle condizioni di stress ambientale e con una maggiore efficacia nel biorisanamento, già dimostrata durante precedenti ricerche scientifiche.
OBIETTIVI E RISULTATI ATTESI
Messa a punto di un sistema di Acquacoltura multi trofica integrata (IMTA) innovativo a livello europeo per la mitigazione degli impatti ambientali negativi degli impianti di maricoltura in ambiente marino confinato, con l’utilizzo di un nuovo set di organismi biorisanatori la cui azione combinata è più efficace rispetto all’uso dei soli molluschi.
Miglioramento della qualità delle acque circostanti l’allevamento e dei sedimenti.
Vantaggi economici aggiuntivi per l’impresa attraverso la diversificazione delle produzioni con l’apertura verso nuovi mercati in relazione alla commercializzazione dalle biomasse non eduli che possono rappresentare un by product ad elevato valore commerciale.
Ad ogni ciclo produttivo oltre all’allevamento delle specie ittiche e la produzione di militi, si prevede la raccolta di ingenti quantità di policheti, poriferi e macroalghe per la produzione di: esche, invertebrati ornamentali, mangimi per specie ittiche, fertilizzanti e raw material per l’estrazione di composti bioattivi utili in farmaceutica e cosmetica.
- Migliori performance di allevamento con incremento della qualità della biomassa del pesce prodotto all’interno del sistema
- Ingresso del nuovo sistema IMTA nel mercato e sviluppo di un circolo virtuoso che incentivi la maricoltura sostenibile a livello europeo nell’ottica dell’utilizzo biotecnologico con commercializzazione a chilometro zero delle biomasse prodotte (eduli e non) e una gestione eco-friendly dell’impresa.
- Sviluppo di un piano di gestione da parte dell’azienda pilota mirata a sostenere le proprie attività commerciali
- Sensibilizzazione della comunità su una gestione ecocompatibile dell’acquacoltura in Europa e diffusione dei risultati delle metodologie sviluppate per una replicabilità a livello locale ed europeo nell’ambito di uno specifico piano di comunicazione e networking.
- Con queste azioni si potranno anche incentivare scelte politiche e normative e finanziamenti specifici.
INNOVATIVITA’
REMEDIA pone tra i suoi obiettivi la messa a punto di innovazioni tecnologiche per la riduzione degli impatti ambientali degli impianti di maricoltura. L’innovatività a livello europeo è data dall’uso di un nuovo set di organismi che hanno dimostrato avere un effetto di biorisanamento dell’ambiente marino maggiore rispetto agli organismi comunemente utilizzati.
Policheti e spugne sono più efficienti dei soli mitili nella rimozione del materiale di rifiuto in sospensione. In base ai dati acquisiti in esperienze pregresse La co-coltura con i poriferi produce un ulteriore decremento della concentrazione batterica. Nel caso delle macroalghe, infine, si può ottenere una rimozione del carico di azoto e fosforo. A breve/medio termine ci si aspetta quindi che il sistema determini un biorisanamento ambientale. Il miglioramento dell’ambiente di allevamento si rifletterà ovviamente positivamente sulle biomasse eduli prodotte di cui verrà valutata la qualità secondo quanto previsto dalla Commissione Europea e FAO.
REMEDIA si pone come obiettivo anche la promozione dell’ingresso nel mercato europeo di queste nuove tecnologie.
A tal fine: a) saranno sfruttate/commercializzate le biomasse (eduli e non) ottenute, b) sarà redatto un Piano manageriale da parte dell’ azienda finalizzato ad una maggiore sostenibilità delle proprie attività, mutuabile in altri contesti europei, c) sarà aperto un interlocutorio tra comunità scientifica e stakeholders (imprenditori del settore della maricoltura ecc.) e favorita la firma di convenzioni per la replicabilità-trasferibilità-utilizzo dei risultati di progetto a livello europeo.
Marginalmente sarà anche affrontato il topic: Marine and coastal management-marine litter or microbial contaminants – Projects aiming at preventing and reducing marine litter or microbial contaminants, addressing the sources of marine litter and microbial contaminants (N. 2). Le tecnologie di biorimediazione messe a punto in REMEDIA (sistema IMTA con policheti, poriferi, mitili e macroalghe) porteranno infatti all’abbattimento dell’inquinamento marino (in particolare la contaminazione microbiologica) dovuto agli impianti di maricoltura, anche in ambienti confinati soggetti a stress antropici. A breve/medio termine ci si aspetta una biorimediazione delle acque circostanti l’impianto nonché dei sedimenti rispetto alla fase di avvio del progetto.
REMEDIA rappresenta la transizione dalla fase di ricerca a quella industriale ed è alla base di un processo che va dai produttori all’industria di trasformazione e uso dei prodotti. L’originalità risiede nella commercializzazione (oltre che dei mitili) di biomasse non eduli di alta qualità. In Europa, l’intero campo della bioeconomia produce centinaia di miliardi di euro e milioni di dipendenti e l’utilizzo delle biomasse non-eduli proposto potrà quindi soddisfare l’interesse di un settore di mercato in crescita. Considerando che le biomasse non eduli sono un by product della biorimediazione che non comportano costi aggiuntivi la vendita diretta in azienda potrebbe portare elevate fonti di reddito, in linea con le tematiche della BLUE GROWTH.
LIFE è lo strumento finanziario dell’UE a sostegno dei progetti di tutela dell’ambiente, della conservazione della natura e dei cambiamenti climatici in tutta l’UE. Dal 1992, LIFE ha cofinanziato oltre 4500 progetti. Per il periodo di finanziamento 2014-2020, LIFE contribuirà con circa 3,4 miliardi di euro alla protezione dell’ambiente e del clima….