IL PROGETTO
CHE COS’E’ L’IMTA
L’Acquacoltura Multi-Trofica Integrata rappresenta un sistema di policoltura. Fino a non molto tempo fa, infatti, la produzione di pesci veniva attuata in condizioni di monocoltura, nell’IMTA vengono coltivate diverse specie in modo tale che alcuni invertebrati e le macroalghe possono riciclare le sostanze di rifiuto derivanti dall’allevamento dei pesci.
Questa nuova visione ha portato allo sviluppo del concetto di economia circolare, in cui rifiuti provenienti da un processo produttivo vengono utilizzati nel sistema di produzione come materie prime per un altro processo produttivo.
Nell’applicazione di questo semplice concetto ecologico basilare per il funzionamento degli ecosistemi in natura, l’industria ottiene un doppio vantaggio di riduzione dei reflui e produzione di biomasse aggiuntive.
Il concetto di IMTA può essere uno strumento prezioso per garantire la continua sostenibilità economica e ambientale dell’industria dell’acquacoltura. Tuttavia, vi è una chiara necessità di ulteriori sviluppi prima di una sua adozione su ampia scala in tutta Europa perché molte barriere ostacolano ancora la piena acquisizione di IMTA.
Le condizioni non sono ancora perfettamente in linea in Europa per l’adozione su vasta scala di sistemi IMTA, anche se c’è un’interesse commerciale crescente e una sensibilizzazione ambientale notevole Un’indagine sui consumatori ha dimostrato che c’è la volontà di pagare un supplemento per un prodotto finale ottenuto usando un sistema IMTA, ma per realizzare questo, è necessario sviluppare una serie di standard di produzione da usare per aumentare la fiducia dei consumatori nel concetto di IMTA e per proteggere gli investimenti dei produttori nel sistema IMTA.
L’utilizzazione di moduli biofilter (strutture in cui crescono organismi filtratori) intorno alle gabbie è stata una delle prime ricerche in campo del biorisanamento ambientale a livello europeo che ha visto coinvolti enti di ricerca operanti a diversa latitudine, da sistemi Atlantici a sistemi Mediterranei, in cui è emersa una differenza di specie biorisanatrici e anche una selezione delle possibili specie da utilizzare, policheti e ascidie nei sistemi più a nord e addirittura madrepore ad Israele.
Un punto molto importante emerso da questo progetto è stata l’individuazione di queste strutture non solo come fonte di biorisanamento ambientale, ma anche come fonte di attrazione di molte specie ittiche nei pressi delle gabbie generando zone di pescosità elevata. In questi progetti pionieristici è stata ampiamente dimostrata l’efficienza degli organismi filtratori fatti crescere su appositi moduli, ma è stato anche evidenziato un grande problema che ne impediva l’attuazione, e cioè dell’enorme quantità di biomassa di biofilter necessaria per un biorisanamento efficiente, una biomassa per la maggior parte formata da organismi non eduli che rappresentava essa stessa un “rifiuto” da smaltire. Ecco quindi il bisogno di introdurre “nuovi” organismi biorisanatori in grado di abbattere la componente batterica ed il particolato organico in sospensione, ma che producano una biomassa (by-product) di elevato valore commerciale da utilizzare in diversi settori quali pesca sportiva, acquariofilia, mangimistica e farmaceutica.
I vantaggi dell’IMTA includono:
- Utilizzo dei rifiuti
- Minimizzazione degli impatti
- Filtrazione delle larve di molti parassiti
- Creazione di nuovi flussi di reddito.
I problemi principali riguardano:
- L’ubicazione spaziale (concessioni):
Per ridurre significativamente i reflui dei nutrienti da un impianto, la componente di filtratori e macroalghe ha bisogno di molto spazio con una necessità di vincoli logistici per la collocazione della componente estrattiva da sistemare attorno alle gabbie di allevamento del pesce, assicurando che questi prodotti aggiuntivi non ostacolino le operazioni logistiche per la produzione del prodotto principale. L’azienda deve essere in grado di gestire il sistema in misura molto più ampia, utilizzando il concetto IMTA per bilanciare gli ingressi e le riduzioni nutrizionali a scala dell’intero corpo idrico, piuttosto che adottare un approccio sul singolo sito di allevamento.
- La sicurezza alimentare
Le Aziende devono essere in grado di certificare i propri prodotti, che dovrebbero essere migliori
Lo sviluppo del mercato dei co-prodotti per garantire che la produzione di tutti i componenti del sistema IMTA sia economicamente sostenibile.
Nel caso dei molluschi, il mercato è già ben sviluppato in tutta Europa. Nel caso delle alghe questo mercato è ancora molto debole. L’adozione su larga scala dell’IMTA in tutta Europa potrebbe portare alla produzione di biomasse cospicue di alghe, ed è fondamentale che esista un mercato per questi prodotti.
Negli ultimi anni una quota cospicua della ricerca è stata volta alla realizzazione di questi “Sistemi di acquacoltura integrata multitrofica” (IMTA) una tecnica che, come riportato anche nel recente rapporto della CE “Science for Environment Policy. FUTURE BRIEF: Sustainable Aquaculture” (2015), rappresenta uno dei principali strumenti per armonizzare lo sviluppo del settore dell’acquacoltura, in crescita, con il raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale definiti dalla CE.
Esistono ad oggi alcuni impianti in Europa che utilzzano tale sistema a livello non sperimentale ma produttivo, anche se con problemi non ancora risolti. Tuttavia la maggior parte risulta ubicata in mare aperto con notevoli profondità sotto le gabbie di allevamento.
Il sistema proposto prevede per la prima volta a livello europeo l’utilizzo, in modo combinato di organismi biorisanatori quali POLICHETI e PORIFERI oltre ai MITILI e alla MACROALGHE più comunemente utilizzati, che presentano un’elevata tolleranza alle condizioni di stress ambientale e con una maggiore efficacia nel biorisanamento, già dimostrata durante precedenti ricerche scientifiche.
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