IL PROGETTO
I BIORISANATORI
Sono di due tipi:
Invertebrati marini che comunemente vivono attaccati al substrato duro (sessili) facendo passare tra le loro strutture filtranti enormi quantità di acqua e raccogliendo particelle di cibo;
Tutti gli invertebrati fanno parte di quello che noi chiamiamo “fouling” e per aumentarne la biomassa bisogna solo aumentare la superficie delle strutture su cui possano fissarsi. Sono animali e quindi si nutrono di piccoli organismi e sostanza organica.
Macroalghe che hanno bisogno di luce e si sviluppano più in superficie. Le macroalghe sono vegetali e quindi si nutrono di sostanze inorganiche.
Per allevare/coltivare entrambi non bisogna aggiungere alcun alimento.
MOLLUSCHI BIVALVI (MITILI e OSTRICHE)
Tra gli organismi biorisanatori i mitili sono i filtratori per eccellenza e il loro allevamento vanta una lunga tradizione. E’ noto che essi crescono velocemente in condizioni di acque particolarmente cariche di inquinamento organico. Come tutti i filtratori marini sono sessili e processano grandi quantitativi di acqua “ripulendola” da tutti i microrganismi e dal particolato in sospensione. Anche le ostriche sono molto apprezzate e coltivate da tempo. Nell’area in oggetto tipica è l’ostrica tarantina. Hanno la stessa funzione dei mitili, ma un accrescimento più lento e maggiori difficoltà di allevamento.
ANELLIDI POLICHETI (SABELLIDI)
Si tratta di vermi tubicoli filtratori cioè che si nutrono di microrganismi (batteri) e sostanza organica disciolta e particolata, presenti nella colonna d’acqua. L’azione biorisanatrice dei policheti sabellidi è rivolta soprattutto all’abbattimento del carico organico di gran lunga superiore a quello ottenuto con i soli molluschi. I risultati ottenuti con le indagini microbiologiche hanno evidenziato inoltre una notevole capacità di accumulo microbiologico di varie delle categorie batteriche. Il dato più interessante degli aspetti microbiologici è l’elevato tasso di accumulo osservato per i batteri del genere Vibrio cui appartengono molte specie patogene per i pesci sia in ambiente naturale sia allevati in acquacoltura.
PORIFERI
Tra gli organismi non eduli i poriferi o spugne, presentano tutti i requisiti necessari per un loro allevamento. I poriferi sono invertebrati bentonici prevalentemente marini, efficaci filtratori, capaci di rimuovere dall’acqua particelle organiche piccolissime (sostanza organica disciolta e particolata, batteri) e quindi non entrano in competizione con gli altri filtratori, ma garantiscono una “ripulitura” dell’acqua più efficiente. Anche le spugne abbattono la carica batterica e i vibrioni. L’ipotesi di utilizzare poriferi in prossimità di allevamenti intensivi off-shore per ridurre l’impatto ambientale indotto dall’attività di itticoltura è supportata dalla elevata tolleranza di questi organismi alle condizioni di stress ambientale indotte da queste attività.
MACROLAGHE
La raccolta e la coltivazione di macroalghe, che in ogni caso si sono rivelate particolarmente idonee per la produzione di biomasse sfruttabili, è un’attività abbastanza recente.
Nei sistemi IMTA esse sono particolarmente efficienti nell’eliminazione di gran parte dell’ammoniaca escreta dai pesci e nella riossigenazione delle acque, garantendo anche una produzione di biomassa vegetale che in alcuni casi può rappresentare cibo appetibile per l’allevamento di gasteropodi. La produzione di macroalghe richiede notevole spazio, inoltre le acque del Mediterraneo sembrano essere troppo “pulite” per una loro crescita efficiente, tuttavia l’incremento di rifiuti dovuto alla produzione di pesce può creare delle condizioni idonee per un loro sviluppo.
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